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Il Giardino delle Esperidi

Il cardellino se vuole, se ne va.

lunedì 23 maggio 2011

''Getterò indietro la testa, mio cardellino
guarderemo il mondo noi due:
questo giorno d'inverno che punge come pula
è così duro nella tua pupilla? [...]''

E' noto, almeno in famiglia, che il cardellino è l'emblema assoluto della libertà. Non sopporta l'odore di cattività, nemmeno per poco.
Si dice che sia suo costume darsi la morte se non può volare, o se viene ingabbiato o se 'sente' cattività. E altrettanto, si dice che la madre viene ad uccidere il figlio che non sia né nel suo nido, né nel cielo aperto: piuttosto la morte se prigionìa deve essere. Che sia una puntura al suo cuore, a volte con una spina di cardo (di cui è ghiotto e prende il nome) che lei stessa va a cercare, o solo col becco, o ancora una foglia di albicocco innocua a lei ma letale al figlioletto, non esiste una vita in gabbia per queste creature, meglio andare via. E se vuole, il cardellino, se ne va. In un modo o nell'altro.

Per questo è considerato il simbolo della felicità solare ma anche un volatile psicopompo.
Una leggenda narra che il suo capo è rosso perché aiutò Cristo a togliere le spine della sua corona e con una di esse si punse e  si macchiò il capo di rosso per sempre.
Questo lo rende una creatura della Passione, in entrambi i sensi del termine.  O del Pathos. Che è lo stesso.
E' stata una domenica ventosa e uggiosa. Pioveva a tratti.
Il sole dormiva dietro le nuvole grige e gonfie d'acqua.
E lei cinguettava come faceva da due giorni.

Stava benissimo, aveva mangiato, si era pulita le alette, toglieva le piumette vecchie per fare spazio al nuovo. Ancora 24 ore e sarebbe stata allegra per tutta la vita. Ha messo la testolina sotto l'aletta dopo aver mangiato, tranquillamente. Si è addormentata.

Ma non si è più svegliata.

Mezz'ora. Nessun sintomo, nessuna macchia.

E si è presa gioco di me.

Aveva le ali aperte e stese.

Non ce l'abbiamo fatta.

''[...]
Dalle due parti guarda, ed è tutt'occhi!
Non guarderà più è volato!"

La patria del cardellino - Mandel'stam -

                                           Ciao, piccola Tolia.

Impudente.

mercoledì 18 maggio 2011


Lei è odiosa.
Ha fatto più danni lei coi suoi velenosi aculei che la mia lingua biforcuta.
Ha imperato per anni crescendo a dismisura e perdendo la pelle vecchia per tornare sempre più agguerrita di prima. Chiunque la sfiora si porta un ‘ricordo’, solitamente un’irritante ricordo epidermico.
L’ho rimpicciolita fino a renderla quasi innocua, ma dopo un anno è di nuovo lì, più grande, più forte.
Ero decisa a disfarmene totalmente, regalarle un luogo dove poter imperare ma poi…per caso mi ha sfiorata e al suo solito ha implorato ‘’Pietà!’’.
Si dice di lei che porta guai e maldicenza, non la schiodi mai, riesce a resistere digiuna di tutto, le basta l’Ombra. Alla Luce la sua spada diventa ineguagliabile, riuscirebbe a perforare le rocce.
‘’Pietà!’’.
‘’E sia. Ti faccio piccola e innocua, almeno per un po’.  Avrai una nuova casa, più stretta ma più profonda, dove potrai affondare le tue radici in tranquillità. Non pensare che ti permetterò di allargarti all’infinito, sii parsimoniosa. Hai vinto ancora tu, linguaccia di suocera!’’ 



Agave americana variegata, il mio esemplare ventennale.
 


Il Guardiano sofferente.

domenica 15 maggio 2011

Ha quasi 40’anni, vive con noi da più di 30, ha traslocato una volta sola ed è cresciuto nella stessa casa da sempre.
Ero appena nata quando mio padre e mio zio lo condussero dentro entusiasti del loro “furto”. Anche lui era molto giovane.

Ormai sente il bisogno di cambiare abitazione, purtroppo per lui, non è semplice. E probabilmente passerà almeno altri 10 anni in quella piccola bettola in cui manca quasi tutto.

Lui sta lì, a guardia di tutto, coi suoi aculei minacciosi che formano trecce bionde e lasciano intravedere il verde su cui si diramano, sta lì, si accontenta di un po’ d’acqua o una carezza. Raramente ha fatto del male a qualcuno di noi e se è successo è stato involontariamente, o forse perché si sentiva trascurato.

Mi prendo cura di lui e provo una profonda pena e una profonda ammirazione per la sua forza. Gli ho promesso che starà meglio, un domani, per ora deve solo resistere. 



Ed è tra i  migliori alleati del mio calderone. 



 

Echinocactus Grusonii (golden bar), o cuscino di suocera.

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