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Il Giardino delle Esperidi

Due Palme

giovedì 31 marzo 2011

Il premier compra una villa a Lampedusa.
Altro vezzo che non ci interessa, altra notizia inutile, altro scempio. In teoria non è comprando una casa sulla punta dell'unghia che risolve la situazione delicata quale quella che stanno vivendo i lampedusani. E nemmeno in pratica, diciamolo.

Ma, dicevo, compra ''Villa due Palme'': la mia attenzione divaga;
da noi porta scarogna.
Ovunque ci sia una palma, vi è solitudine, vi è desertificazione, vi è disperazione.
Lo sanno in pochi, in effetti, ma le palme nel terreno circondariale di un'abitazione, sono il segno di una lenta discesa fino all'oscurità più completa e la morte stessa del 'padrone'.
Il padrone è la palma e non consente niente.
Non consente niente se non la sua malattia che automaticamente sarà simbolicamente elargita a tutti gli abitanti della casa.
Ed è così che spero che, ancora una volta, i segni che ho imparato a leggere non siano solo 'diceria'.

Katàstrophen

domenica 20 marzo 2011

''(...)
e poi silenzio... e poi lontano
il tuono dei cannoni a freddo
e dalle radio dei segnali in codice.
Un giorno in cielo fuochi di Bengala
Ia pace ritornò
ma il Re del Mondo,
ci tiene prigioniero il cuore.
(...)''



Non lo so dire meglio di così, ma per me è la sintesi di questi giorni tormentati dalle stelle che si prendono gioco di noi come fossimo burattini.
O forse è il loro dovere e noi non lo sappiamo.
O forse solo meccanica celeste.



Amore, ti ritrovo in chat!

mercoledì 16 marzo 2011

[...]

Lui:- ...e io mi ricordo di te...perché... sono un cavaliere templare...
Lei:- ...è possibile perché...io sono una strega...Una strega bianca! Adesso vedo la tua investitura!

[...]


Guarda il tutto con occhio un pò strabuzzato, poi si stupisce e con le stelline al posto delle pupille e uno strano vago stupore, la sister risponde:

-... e poi c'era una marmotta che confezionava la cioccolata!
...

Ed ho scoperto (Caro Diario)

venerdì 4 marzo 2011



Caro diario,
ho scoperto che l’universo è fatto di stelle fisse
e centri mobili.
E che cambiando la visuale, cambia il panorama.
Ho scoperto che la vertigine può essere accompagnata dalla nausea e può essere così grande da farmi sentire il vuoto anche se sono  ferma, al punto che il cuore sembra scoppiare e lo stomaco vorticare.

Caro diario,
ho scoperto che le strade si dividono ma non è mai per sempre, se si vuole.
E quando si incrociano di nuovo, torna la sensazione familiare di non essersi mai divisi.
Ho scoperto il calore della parola casa, e ho scoperto di avere la capacità di distruggermi senza che me ne accorgessi ma anche di riuscire a ridisegnarmi senza mai sollevarmi del tutto.
O forse, sto volando così in alto da non distinguere più il mare dal cielo.
E non ho paura di naufragare.
Ho scoperto che si può crollare da troppo in alto però si può ricominciare a sognare contandosi le cicatrici, ma anche dimenticandosene.

Caro diario,
Ho scoperto che siamo pezzi di uno specchio infranto e che in ogni pezzo si riflette lo stesso angolo di cielo, o di radice.
Ed ho scoperto che il silenzio può dire mille parole che mille parole non riusciranno mai a dire senza cadere nella trappola del fraintendimento e ancora una volta è più espressiva la pergamena bianca e vergine che l’inchiostro impresso e scarabocchiato su essa.
Ho scoperto che si può perdere ma si può ancora guadagnare.
Ho scoperto che d’Amore si può morire ma se è Amore non fa morire e l’essere umano è stupido e profondamente imperfetto, profondamente debole, profondamente fragile.

Caro diario,
ho scoperto che le cose sono come sono e se vogliamo, possiamo viverle così, oppure fare finta che non sia successo nulla e andare avanti con le stesse illusioni di sempre.
Ho scoperto anche che le illusioni possono essere peggiori della realtà e le paure non sempre si riconoscono ma anzi, si celano dietro altre paure.
E poi viene il momento in cui le maschere cadono, ed è così che ho tremato di fronte all’universo immenso della mia stupidità. O cecità.

Ma ho scoperto che la notte è ancora bella se l’alba lo è di più.

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